molto interessante grazie
aggiungo:
Il vischio, che in gaelico antico significa "rugiada divina", era considerata una pianta discesa dal cielo, figlia del fulmine, e quindi emanazione divina, ed è la pianta per eccellenza dei Druidi.
Viene ancora utilizzata da alcuni sacerdoti in alcune funzioni religiose irlandesi, durante le quali l'officiante immerge il vischio nella fonte sacra (ruscello del bosco, cascata, fontana, nei pressi dei quali nascono salici piangenti che si specchiano nelle loro acque), e purifica in seguito tutti i partecipanti col rito associabile all'Asperges Me latino.
Il vischio viene raccolto il sesto giorno della prima luna del nuovo anno celtico, al sorgere del Sole.
Si crede che se non si rispetta il rituale, esso non avrà più quelle doti per le quali viene raccolto. Il taglio del vischio, secondo i Druidi, che si dedicavano alla magia e allo studio dei fenomeni naturali, doveva essere eseguito con una falcetta d’oro, o perlomeno dalla lama consacrata. Questo perché i testi antichi sostengono la tesi secondo cui il vischio a contatto dell'oro, durante il taglio aumenta la proprie doti magiche. Dopo il taglio, gli altri sacerdoti, coperti da candide vesti, lo deponevano (dopo averlo recuperato al volo su una pezza di lino immacolato) in una catinella (pure d'oro) riempita d'acqua e lo mostravano al popolo per la venerazione di rito. E per guarire (per i Celti il vischio era "colui che guarisce tutto; il simbolo della vita che trionfa sul torpore invernale) distribuivano l'acqua che lo aveva bagnato ai malati o a chi, comunque, dalle malattie voleva essere preservato.
Tagliando dunque il vischio con i mistici riti ci si procura tutte le proprietà magiche del fulmine.
il vischio, pianta simbolo della vita in quanto le sue bacche bianche e traslucide somigliano allo sperma maschile, viene unito alla quercia, il sacro albero dell'eternità, partecipando così al simbolismo dell'eternità e di quello dell'istante, simbolo di rigenerazione ma anche di immortalità.
Plinio il Vecchio infatti riferisce che il vischio venerato dai Celti era quello che cresceva sulla quercia, considerato l'albero del dio dei cieli e della folgore perché su di esso cadevano spesso i fulmini
Ancora oggi baciarsi sotto il vischio è un gesto propiziatorio di fortuna e la prima persona a entrare in casa dopo Farlas (Yule) deve portare con sé un ramo di vischio. Queste usanze solstiziali sono state trasferite a gennaio, il Capodanno dell'attuale calendario civile.
Era molto importante per i Gallo-Celti. Le consuetudini sull'uso del vischio come elemento apportatore di buona sorte derivano in effetti in buona parte dalle antiche tradizioni celtiche, costumi di una popolazione che considerava questa pianta come magica (perché, pur senza radici, riusciva a vivere su un'altra specie) e sacra.
Le leggende che considerano il vischio strettamente connesso al cielo e alla guarigione di tutti i mali si ritrovano anche in altre civiltà del mondo come ad esempio presso gli Ainu giapponesi o presso i Valo, una popolazione africana.
( da:
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