Emozionante come Isabel Allende
Un romanzo indimenticabile
Una saga familiare con il volto di quattro donne coraggiose e unicheC'è un oleandro in fiore nel giardino di una casa a Carbonara, in Puglia. Lo ha piantato Agostino, quando si è trasferito lì con sua moglie Anita, per tutti “la Margiala”.
Donna di rara e profonda bellezza, la Margiala ha il potere di lenire i dolori dei neonati, è aiuto prezioso durante i parti e all’occorrenza è in grado di togliere il malocchio. Ha tre figlie: Rosetta, Cornelia e Diamante, la più piccola. La prima è bella e selvaggia come lei. La seconda ha i capelli color miele e gli occhi chiari del padre. Diamante invece è paffuta e la sua testa è sempre arruffata: da quei ricci indomiti – le ripete la madre – deriva il suo spirito ribelle. Con occhio severo, che quasi mai indulge alla tenerezza, la Margiala assiste negli anni alla morte del marito, al sopraggiungere della guerra e alla crescita delle figlie, con i loro amori infelici, le passioni brucianti, le delusioni amare. La presenza rassicurante della Margiala, avvolta nel suo silenzio impenetrabile, veglia comunque su di loro, anche di fronte al destino più imprevedibile…(
http://blog.newtoncompton.com )
Vi copio la mia recensione pubblicata anche su Anobii... per fare prima!
Effettivamente un po' troppo carico di aspettative il sottotitolo dato dalla Newton. Della Allende ci ho trovato poco, quasi nulla, e considerato che è una delle mie scrittrici preferite avevo già immaginato che il paragone sarebbe stato un po' azzardato.
Ma non ha molto senso fare dei paragoni quando abbiamo a che fare con autrici di diversi periodi, di diversi paesi (addirittura agli antipodi, se pensiamo dove si trovi il Cile, in effetti) e diversi background culturali.
Parliamo invece dello stile di Rosa Ventrella. Fresco, leggero, a tratti sicuramente un po' prolisso ma mai noioso. Il bello di tutta questa storia è che, quantomeno, un fondo di verità ce l'ha. Prende ispirazione da storie vere, e questo di per sè è un ottimo incentivo per leggerlo.
Le due protagoniste principali sono l'io narrante (Diamante, penultima di cinque figli) e la madre, Anita, chiamata "la Margiala" per le sue doti di "strega" del paese. Già, una di quelle donne che tolgono il malocchio, aiutano a partorire, guariscono dai malanni più impensabili.
Vi è un rapporto molto duro tra la Margiala ed i suoi figli, a tratti quasi incomprensibile, spesso ipnotico: pare di vederla mentre prepara i dolci di San Giuseppe, mentre impartisce ordini "antipatici" alle figlie. Eppure, con il suo modo di fare, è riuscita a trasmettere qualcosa di grande: le tradizioni di un mondo che non esiste più.
Non leggete questo romanzo con troppe pretese, leggetelo per quello che è: un pezzetto di storia della nostra terra.